Il tempo, un tema da sempre affascinante e misterioso. Sono tanti gli studi sull’argomento ma, questa volta, tocca all’Indagatore dell’Incubo affrontarlo.

Il tempo vola, Dylan!
Il tempo passa anche per Dylan & co. quindi, se non sapete nulla della sua lunga storia editoriale, arriva lo spiegone: se siete nuovi nel mondo dei fumetti o, semplicemente, conoscente soltanto di nome Dylan, sappiate che parliamo di uno dei capisaldi del fumetto italiano.
Completamente Made in Italy, Dylan Dog è una serie a fumetti edita dalla Sergio Bonelli Editore e il personaggio è nato da un’idea di Tiziano Sclavi, precisamente nel 1986.
Il primo numero, ormai leggendario, è intitolato “L’alba dei morti viventi” e ha fin da subito stregato i lettori, tanto da portare la serie a vendere – negli anni novanta – oltre mezzo milione di copie mensili.
Il calo delle vendite degli ultimi anni ha portato a diversi rilanci sul personaggio, passato di mano in mano per diversi autori (attualmente è sotto la cura editoriale della bravissima Barbara Baraldi).
Nonostante tutto, continua ad essere il secondo fumetto più venduto in Italia e ha ancora tantissimi fedeli lettori che ne apprezzano le avventure.
L’indagatore dell’incubo, spesso affiancato dal suo aiutante Groucho, è amante della paura tanto da averne fatto un mestiere. Parliamo infatti di una vera e propria serie horror ma non solo; la sua particolarità e forza sta proprio nel portare variare di genere.
Dylan Dog è onirico, surreale, e spesso vive – e fa vivere ai lettori – storie che sembrano un intricarsi di sogno (o incubo) e realtà, di paure irrazionali, di ignoto. Insomma, Dylan è stato – e continua ad essere – un punto di riferimento del fumetto italiano che si fa apprezzare per essere ciò che gli altri non sono e non saranno mai.

468: Quel che resta del tempo
Al timone di questa stramba e particolare storia abbiamo Alessandro Russo alla sceneggiatura (aiutato al soggetto da Dario Magini) con Riccardo Torti ai disegni; la copertina – manco a dirlo – è opera dei fratelli Gianluca e Raul Cestaro.
Fin dalle prime pagine si capisce quanto la storia del numero 468 sia viva e scoppiettante: facciamo la conoscenza di due personaggi fondamentali e – secondo me – ben caratterizzati.
Arthur e Cassie sono praticamente i protagonisti dell’albo, un albo dove sì abbiamo anche – ovviamente – Dylan ma qualcosina gli viene rubato dai due personaggi sopracitati.
Rubato sì, come il tempo, elemento fondamentale dell’albo e al centro di un’indagine al limite della follia e dell’impossibile.
D’altronde il buon vecchio Indagatore dell’Incubo – e i suoi scrittori e disegnatori – ci hanno abituato a situazioni del genere e questo numero le concentra al massimo.
Lo sceneggiatore – aiutato da dei buoni disegni – è riuscito a condensare in un albo da 98 pagine dei personaggi ben scritti, una storia d’amore persa nel tempo, dei momenti toccanti, tradimenti e una buona dose d’azione.
Elementi che rendono questo albo non solo gradevolissimo, ma una piccola perla da leggere e rileggere. Sono sicuro (e mi ci metto dentro anche io) che rileggendo questo numero si scopriranno sempre dei dettagli diversi.
D’altronde, il tempo sfugge sempre via, a volte lentamente e a volte velocemente ma cosa c’è di meglio di una buona lettura per rallentare questa vita piena di ritmi soffocanti?
La recensione ti è piaciuta? Leggine altre qui!
Con il numero 468, Dylan Dog tratta un argomento delicato ma che attira sempre: il tempo. L’interpretazione di questo albo è affascinante, divertente e assai malinconica. Complici, anche, dei personaggi davvero ben scritti.
PRO
- Tratta un tema delicato perfettamente
- Che malinconia sul finale
- Diversi personaggi interessanti…
CONTRO
- …di cui avrei gradito ancor più approfondimento